“Da tempo ero ossessionato dall’idea di descrivere lo scontro di due fratelli, uno buono e umile, l’altro autoritario e intransigente (…). Ma mi mancava la trama e lo sfondo (…). D’altra parte, ero stato impressionato dall’incidente dell’aereo Malabar-Princess, proveniente dall’India, che si era abbattuto, nel novembre 1950, sulle pendici del Monte Bianco. Nella mia mente non c’era nessun rapporto tra questo disastro aereo e i due fratelli, così diversi e che vivevano sotto lo stesso tetto. E poi, una notte, i due temi si incontrarono. Dico proprio ‘una notte’, perché fu in uno stato intermedio tra veglia e sogno che costruii da cima a fondo la storia della Neve a lutto. In preda a una specie di allucinazione, che non ho mai più conosciuto, vissi i capitoli l’uno dopo l’altro, nella loro concatenazione, fino alla fine. (…) Mi sono imposto di non sacrificare la psicologia dei miei protagonisti al racconto dell’ascensione che intraprendono. L’essenziale, nella Neve a lutto, non è la neve, è il lutto.”
Così l’Accademico di Francia Henri Troyat riflette, a oltre cinquant’anni dalla prima pubblicazione, sul suo famoso romanzo La neige en deuil.
Prima edizione italiana nella traduzione di Fabio Vasarri.
Nel 1956 dal testo di Troyat fu tratto anche un film di successo con Spencer Tracy e Robert Wagner.
Con una nuova prefazione dell’Autore
€ 13,00
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