Meade considerava l’alpinismo una forma di misticismo della natura. Per sostenere la sua tesi si avvale, nel saggio High Mountains (1954), delle esperienze personali nonché delle testimonianze di alpinisti famosi, sottolineando l’antitesi della sua concezione con quelle – dominanti già al suo tempo nel continente – che si risolvono nella prestazione sportiva e nella competizione a livello sia individuale che nazionale.
Ma va anche oltre: la conoscenza della letteratura mistica gli permette di individuare nel contatto intimo con la natura, proprio dell’alpinista, una possibile via al contatto con l’Assoluto che caratterizza l’esperienza mistica religiosa.
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