Una casa, lontana o vicina, nel passato e nel futuro, c’è sempre. Per ognuno. Luogo della narrazione, della tessitura dell’esistenza individuale nella sua interazione con lo spazio-tempo della comunità, dell’ambiente, della storia. Luogo da cui si poteva fondare il mondo, secondo Mircea Eliade, “nel cuore del reale”.
Oggi che le abitazioni hanno smesso di essere opera delle mani di chi ci vive per passare in quelle di tecnici sconosciuti a chi le abiterà, anche costruirsi il proprio spazio da soli diventa una virtù. Virtù di quell’uomo-artigiano di cui l’architettura contadina, di pianura e di montagna, rimane una testimonianza luminosa e una traccia da seguire.
Questo libro raccoglie chiacchierate fatte con persone incontrate, alcuni amici o amici di amici, anche stranieri, che hanno fatto la scelta di andare a vivere, cercare casa, in luoghi non convenzionali del nostro territorio: oltre la città, risalendo le valli, verso Cicogna o Intragna o verso la valle nascosta di Piaggia, o dalla valle Cannobina sono scese quando l’età non ha più permesso di starci in autonomia, o come vedette dal rifugio del Piancavallone osservano le luci della civiltà, braci accese nelle notti, o sui sentieri guidano altri perché il rito continui ad essere officiato.
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