Han Shan

“Han Shan” significa letteralmente “montagna fredda”. Il poeta eremita Han Shan finisce con l’identificarsi con la montagna, ed è quindi lecito chiedersi – come fa la traduttrice e curatrice del volume, Anna Bujatti – se sia il poeta a scrivere della montagna o la montagna a scrivere per mano del poeta.
Per Gian Carlo Calza, che ha firmato la prefazione, Han Shan è insieme «un essere dalla realtà sfuggente, ma con personalità molto caratterizzata; una raccolta di poesie che porta lo stesso nome (…); la località stessa dove tutto questo si sarebbe manifestato nel settimo o nell’ottavo secolo dell’era attuale».
Quel che è certo è che l’antologia qui presentata fa parte di un corpus di poesie considerate fra le grandi opere della letteratura zen, anzi: uno dei suoi scritti più antichi. Versi che non hanno perso il loro fascino anche in tempi recenti, basti ricordare l’interesse suscitato in scrittori come Jack Kerouac o Gao Xingjian.